Che possano esserci delle novità sui Social Media è un qualcosa che può starci sicuramente, specialmente se si punta sempre più all’innovazione, all’interazione con l’utente e alla qualità dei contenuti.
Nelle ultime settimane, le novità che hanno riguardato i Social Media sono state tante.
Tra queste novità alcune sono state argomento di discussioni tra i vari esperti di settore (e non).
I principali annunci sono quelli dei tre colossi mondiali Facebook, Google e LinkedIn.
Ma vediamo nel dettaglio quali sono state le modifiche e novità comunicate:
Facebook –> click baiting
Google –> addio all’authorship
LinkedIn –> Direct Sponsored Content
Queste novità non sono sfuggite agli occhi più attenti ma siamo sicuri che ben presto (è assai normale che ciò accada) ci saranno altre news.
I primi aggiornamenti arrivano dal famoso social network che in settimana ha apportato un’importante aggiornamento dell’algoritmo interno, dichiarando una vera e propria guerra al fenomeno (e a chi lo alimenta) del click baiting.
Per click baiting si intende quella pratica messa in campo da chi pubblica degli articoli per cui gli utenti vengono attratti da titoli attrattivi, da immagini eclatanti e da un post che spesso non indica quasi nulla della notizia in sè, con l’obiettivo di invogliare a cliccare sul link stesso per leggere la notizia intera.
Alcuni esempi:
Fondamentalmente per valutare e controllare il fenomeno del “click baiting” Facebook utilizzerà due modalità:
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[dt_list_item image=””]il tempo di permanenza degli utenti sui post che puntano fuori da Facebook: se gli utenti seguono un link e trascorrono del tempo su quella pagina, probabilmente avranno trovato qualcosa di interessante dalla lettura dello stesso; se, contrariamente, molte persone avranno cliccato il link, ma il tempo di permanenza sulla pagina sarà stato molto breve, sarà indicatore per il social network di scarsa affinità con ciò che si aspettavano di trovare;[/dt_list_item]
[dt_list_item image=””]le interazioni dell’utente con il contenuto, dopo aver cliccato il link dell’articolo: questo inequivocabilmente significa che maggiore sarà il numero di interazioni sul post su Facebook maggiore sarà la probabilità che il post stesso puntasse a un contenuto ritenuto di valore per gli utenti.[/dt_list_item]
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Un altro piccolo aggiornamento è legato al modo in cui vengono condivisi i link nei post: le persone potranno scegliere se pubblicare un post lasciando il link nel post stesso o se eliminarlo e lasciare l’immagine in anteprima che gli utenti dovranno cliccare per accedere al contenuto.
A questo punto, se non si vuole incorrere in penalizzazioni 2.0 da Facebook, il consiglio rimane quello di scrivere articoli originali e contenuti interessanti, piuttosto che pensare a essere “creativi” e pensare come attrarre un numero maggiore di utenti attraverso tecniche che ingannano gli stessi.
Se un contenuto è di qualità sicuramente gli utenti arriveranno oltre la fatto che si può ottenere un migliore posizionamento sui motori di ricerca essendo in presenza di articoli anche unici.
Facebook con questo aggiornamento punta fortemente alla qualità con l’obiettivo di rendere il News Feed popolato da contenuti che l’utente abbia veramente e intenzionalmente voglia di leggere, e che non spingano gli utenti a dover cliccare per capire se una notizia è veramente interessante o meno.
Qualche giorno dopo l’annuncio di Facebook sul click dating arriva quello di Google che ha praticamente detto addio all’Authorship. Notizia che tanto ha fatto discutere (e continua a farlo) e ha aperto il dibattito sul web e sui Social Media.
Tutto nasce nel 2007 quando Google ha depositato il brevetto “Agent Rank”, con cui ognuno di noi poteva dimostrare di essere il creatore di un determinato contenuto sul web.
In realtà la notiza dell’addio dell’authorship non è un classico fulmine a ciel sereno: Google infatti aveva già cominciato a smontare a poco a poco il tutto, cominciando qualche settimana prima con il togliere la foto dell’autore dai risultati delle serp e finendo facendo sparire dai Web Master Tools la funzione (in realtà sperimentale) di misurazione dell’efficacia dei post.
Ufficialmente non si hanno notizie sul perchè Google abbia abbandonato l’authorship ma probabilmente il tutto è legato al fatto che in percentuale erano pochissime le persone che l’avevano attivato sui propri siti web, i due terzi dei blog e siti di news non ha adottato questa funzionalità, impedendo di fatto agli autori di avvalersene.
Dal momento che per Google doveva essere uno strumento che avrebbe dato un’ulteriore garanzia sui contenuti, individuando tra gli autori quelli più influenti, possiamo dire che il progetto è stato un fallimento.
Quasi come se fosse una risposta agli annunci di Google e Facebook ecco che arriva una novità anche in casa Linkedin, di cui in realtà si è parlato molto poco: il lancio del “Direct Sponsored Content”.
Da qualche anno LinkedIn sta lavorando affinchè la propria piattaforma possa assumere sempre più il profilo di una media company, apportando funzionalità che sono tipiche di un social network “tradizionale” come Facebook, Twitter e Google Plus.
La funzionalità del “Direct Sponsored Content” offre ai brand iscritti nella piattaforma (sempre più social tradizionale) la possibilità di creare contenuti, testandoli e personalizzandoli, senza dover passare dalla propria business page, con l’obiettivo specifico (e dichiarato) di creare contenuti mirati per il proprio pubblico di riferimento.
L’obiettivo in casa LinkedIn è quello di aggiungere alla già presenza di un social network spinto alle relazioni anche l’aspetto dei contenuti mirati, unici e di qualità
Siamo convinti che il percorso innovativo di Linkedin non si fermerà qui anche perchè, almeno per la parte di “Social Recruiting”, ha già vinto la propria battaglia: LinkedIn è usato per il recruiting dal 94% delle aziende, seguito da Facebook e Twitter che si attestano reciprocamente oltre il 60 e il 50% (fonte Jobvite).